Stile Compresso: imparare a volersi bene
Anna Maisetti ha fatto della condivisione la sua arma vincente per affrontare il linfedema e per imparare ad accettare e accogliere anche le sfide più difficili. In questo articolo ci racconta cosa significa per lei stare bene con se stessi.
A 22 anni la mia vita è cambiata completamente a causa della diagnosi di cancro alla pelle e alla conseguente operazione chirurgica che mi costringe da allora a convivere con una patologia che si chiama linfedema, che nel mio caso colpisce la gamba destra. Oggi ne ho 33, non arrendersi cercando di riprendere in mano la propria vita dopo un percorso difficile è fondamentale ma anche ammettere le proprie debolezze e fragilità lo è.
Fortunatamente la condivisione della quotidianità tramite il profilo instagram @stile_compresso (che è diventato una delle più grandi community internazionali specifiche su questo argomento) mi permette ogni giorno di coltivare coraggio, fiducia in me stessa e restare informata ed aggiornata, grazie al confronto e supporto reciproco.
Ma se il raccontare una piccola parte della mia vita con compressioni e bendaggi è uno stimolo perenne a non trascurarmi, il lavoro personale per non fare passi indietro è costante e faticoso.
Le cicatrici che segneranno per sempre la mia pelle sono notevolmente migliorate eppure esistono, le vedo ogni volta che mi spoglio e anche quando rimangono coperte basta una fitta dolorosa o una posizione particolare per avvertirne la presenza e far tornare nella mia mente pensieri che non si possono cancellare.
Vedersi costretti a trascorrere giornate a letto, programmare continuamente gli impegni cercando di incastrare la vita familiare, alle visite, sedute mediche, lavoro con relativi permessi e sapere di non poter più improvvisare all'ultimo minuto un viaggio o una gita senza aver preparato tutto l'occorrente per i bendaggi e pianificato l'itinerario in ogni dettaglio per gestire al meglio la salute è stressante. Ad un certo punto ho dovuto cedere al mio carattere orgoglioso e testardo e chiedere l'aiuto di un professionista.
Per il mio caso è stato fondamentale, ci sono periodi, situazioni e accadimenti che provocano inevitabilmente emozioni ma che tendiamo a tenerci dentro per non pesare su chi ci sta vicino, per paura di non essere capite o per vergogna; ammettere le fragilità non è semplice ma sono emozioni, pensieri e stati d'animo del tutto leciti e presenti in chiunque, specialmente in chi ha o sta affrontano un percorso particolare.
Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni di attivismo, incontrando virtualmente o di persona centinaia di donne è che anche se abbiamo storie, vissuti, età, abitudini differenti in qualche modo esperienze simili ci legano tutte con un filo invisibile che ci permette di capirci profondamente.
Sul web si vedono sempre più donne che si mostrano con coraggio in modo autentico, permettendo a chiunque di riconoscersi in varie caratteristiche e non sentirsi sole.
Il mio concetto di "bellezza" nel tempo si è stravolto e mi sento parte attiva del movimento di body positivity.
Attenzione però a non fraintenderlo, il messaggio che sostengo è quello del non trascurarsi, di lavorare costantemente anche se costa fatica per migliorarsi sempre per ottenere per quanto possibile uno stato di benessere.
Attenzione però a non fraintenderlo, il messaggio che sostengo è quello del non trascurarsi, di lavorare costantemente anche se costa fatica per migliorarsi sempre per ottenere per quanto possibile uno stato di benessere.
Parlo di stile inteso non solo come vita, ma anche dal punto di vista della moda che considero un mezzo e una valida alleata.
Star bene con me stessa ora non significa più nascondere a tutti i costi il corpo asimmetrico e bendato ma rispettarlo senza forzature decidendo in base alle diverse situazioni.
Ad esempio durante le giornate al mare preferisco costumi coprenti come ad esempio gli swimdress o gonnelline piuttosto che i bikini.
Con la giusta coprenza ho ritrovato la voglia che avevo perso nel frequentare le spiagge o piscine, ma ammiro anche chi mostra con orgoglio le proprie cicatrici.
Diversamente quando si tratta di abbigliamento abbino compressioni colorate agli accessori, questa scelta mi fa sentire "meno malata" rispetto all'indossarle del classico colore beige, ma comprendo anche chi si sente a proprio agio con un look più discreto scegliendo pantaloni o camicette lunghe e larghe.
Ho conosciuto donne che hanno subito un intervento al seno, alcune si ritrovano solo dopo la ricostruzione chirurgica, altre inseriscono la protesi esterna nel reggiseno, mentre c'è chi decide di restare una meravigliosa amazzone.
Nel percorso personale ciò che conta è essere consapevoli che possiamo attraversare varie fasi, accettarle, accoglierle, concederci il giusto tempo senza forzature è fondamentale, confrontarsi senza però paragonarsi.
L'augurio che mi sento di fare a tutte le lettrici è quello di camminare a piccoli passi sulla strada che conduce alla consapevolezza della nostra unicità.
Anna Maisetti